I Repubblicani, per quanto venni informato, e i Circoli e i Giornali manifestavano, tentarono un colpo estremo. La Legge Stataria non era più da richiamarsi in vigore a Firenze. Il 1° aprile per contenerli dall'avventurarsi a disperati partiti, mandai fuori la Notificazione, che già fu da me riportata a pag. 518 di questa Apologia.
Premesse queste considerazioni e questi fatti, lascio a quanti fanno studio di onestà giudicare, se sieno consentanee al vero ed al giusto le seguenti proposizioni dell'Atto di Accusa, § 85.
Quanto alla Repubblica ed alla fusione con Roma, non si vuol conoscere se il Guerrazzi l'ha creduta sempre, od in massima, forma buona ed accettabile per la Toscana, quando si sa, che servì di elemento disorganizzatore; che in questo senso fu lasciata operare liberamente(570); che tutto il suo sforzo si ridusse in qualche contingenza a persuadere ed agire perchè non venisse attuata troppo sollecitamente, o prima che venisse approvata dal voto nazionale; e ad interpellare su la fusione il Consiglio di Stato; e che, sia questa, sia altra forma di Governo per la Toscana, non che il giudizio sul Principe e sul Principato, era ormai abbandonato anche per fatto suo al potere illimitato dell'Assemblea Costituente Italiana!
Sì, certo, pretendere e sostenere che il voto nazionale toscano pronunziasse intorno alle sorti toscane non era piccola impresa, però che nei miei presagi importasse esclusione di Repubblica, e richiamo del Principato Costituzionale. Il successo poi dichiara, e lo ardore dei Repubblicani a impedirlo rivela, come io al vero mi apponessi.
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