Gl'idi di marzo erano venuti; dunque perchè non la feci dichiarare, non la favorii io? Anzi, perchè l'avversai? - La notizia della disfatta novarese ti aveva sopito nell'animo il genio repubblicano, - oppone l'Accusa; ma io ripeto che nel 25 marzo questa mai sempre dolente novella non era arrivata, anzi in quel giorno inebbriava, piena nel suo bel fiore, la speranza.
I Repubblicani, secondo che vedevano inclinare le cose alla restaurazione dello Statuto, s'inviperivano a sospingere il Paese nella Repubblica. Urgeva contenerli, e affrettarmi a sgombrare le vie, affinchè il voto universale, nelle vicende che precipitavano, si manifestasse solenne e trionfante: a questo intento mando Montanelli, che lo chiedeva, in Francia; pubblico il Proclama del 1° aprile, e alla fine dichiaro non potersi provvedere alla salute della patria: 1° Se non si proroghi l'Assemblea, con obbligo nel Potere Esecutivo di non risolvere intorno alle sorti del Paese senza consultarla; 2° Si sospenda ogni questione intorno alla forma del Governo; 3° Rimangano i Deputati a Firenze per condursi, a richiesta del Capo del Potere Esecutivo, in qualità di Commissarii per la guerra nelle Provincie, o sovvenirlo in altra maniera.
Prima che per me si manifesti il motivo di cosiffatta proposta, vedasi come l'accogliessero i Repubblicani. Essi tornano passionatamente su le cose decise, - perchè, come il Popolo avrà coraggio, essi dicevano, per prendere le armi, se l'Assemblea non l'ha per proclamare la Repubblica? - I Settarii fremono nelle tribune; il Deputato Del Sarto procura placarli con accomodate parole, ma cresce il rumore.
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