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      Il Deputato Manganaro valorosamente dichiara: "Che Popolo e non Popolo? Nessuno ha diritto di chiamarsi Popolo nel nostro cospetto. È una frazione del Popolo che ce ne vorrebbe imporre. Noi soli, eletti dal suffragio universale, possiamo parlare in nome del Popolo, e provvedere alla salute di lui."
      Il tumulto a queste parole scoppia per modo violento e scandaloso, che il Ministro dello Interno dichiara: la dignità dei Ministri non consentire che rimanessero. Biondi esclama che i Deputati avranno il coraggio di morire; e nessuno abbandoni il posto (e questo si chiama sapere sostenere le parti di Deputato). Turchetti corre a dare ordini per isgombrare le tribune. Il Ministro dello Interno grida al Presidente: "Io le ho mandato 180 uomini, che ne fa ella?"
      Nel 3 aprile si tornò a discutere intorno alla mia proposta. Il Deputato Pigli, sempre nello intento d'indurre l'Assemblea a riporsi dalle cose decise, si oppone che il partito del Capo del Potere Esecutivo venga preso in considerazione, finchè non sia decretato intorno alla forma di reggimento: egli vota per la Repubblica. "Il Partito Repubblicano" prosegue l'oratore "dicono poco numeroso in Toscana: gli uomini si pesano, non si contano. Gli uomini della Rivoluzione vincono con la Rivoluzione. Prudenza e opportunità essere istrumenti da tiranni. Voi dite non vedere il Popolo invaso da entusiasmo; e sia: ma dovete dirmi, che avete fatto tutto per eccitarlo, che tutto avete fatto perchè non andasse spento e distrutto. I principi sono fuggiti, i troni sono restati.


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Apologia della vita politica
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Editore Firenze
1851 pagine 1183

   





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