Io intesi fare così. Ottenuta la proroga dell'Assemblea mandai Deputati di qualunque Partito, purchè probi, nelle Provincie, affinchè, investigato lo spirito e le tendenze delle Popolazioni, sopra l'anima e coscienza loro ne riferissero dentro breve spazio di tempo. Al punto stesso, io con ogni conato, e sinceramente, mi adoperai nel negozio dello adunare milizie. Mi volsi a tutti i Partiti, parlai a tutti gl'interessi, eccitai tutte le passioni. Feci comprendere agli amici della Restaurazione correre loro dovere di conservare intero lo Stato alla Corona; non prendessero il desiderio del richiamo del Principe a pretesto di codardia, imperciocchè io non indicassi loro nemici nuovi, sibbene antichi, tali dichiarati dallo stesso Sovrano, già combattuti, e certamente acerbi per le recenti offese sopra i campi lombardi. Serbare lo Stato intero, e respingere, s'era possibile, ogni aggressione straniera, formava il dovere primo di ogni cittadino; o almeno tentarlo. Altra causa ad operare lealmente consisteva per me nella promessa solenne data dalla Toscana ai Popoli Lunensi e della Garfagnana di difenderli, per quanto forza umana bastasse; e delle altre ragioni altrove indicate non parlo, avvegnadio quando ti lega la religione della promessa tra gente onesta più lungo discorso non abbia luogo.
Però io devo confessare, che da tutti questi sforzi sperava potesse ottenersi tanto da provvedere all'onore prima, e poi al benefizio delle sorti della Patria, non però quanto bastasse a giusta difesa, se l'Austria si fosse avventata con grosso sforzo di gente contro di noi.
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