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      Della verità del mio concetto porge argomento il considerare che prima degl'infortunii di Custoza i Repubblicani si fossero sottomessi, dichiarando non volere con importune contese disturbare la opera della Indipendenza italiana. - Ora, se la sorte delle armi, arridendo al Re, avesse non pure quietati, ma distrutti, i fatali sospetti; se al Re fosse stato concesso di schiudere ai Lombardi il varco pel ritorno in patria, mentre la Repubblica non si era mai mostrata capace di tanto, non veniva tolto ad un tratto il motivo negli esuli di parteggiare per la Repubblica? Certo che ś. Cresciuta l'autorità del Principato, non poteva supporsi che Piemonte consentisse tenere quello stecco su gli occhi di una Repubblica della Italia Centrale, e l'avrebbe avversata con tutti i modi: dalla parte di Napoli, non importa dimostrarlo. Conquista da Torino non temevo, chè se di volere non avesse patito difetto, gli mancava il potere. La Francia, la quale come abbiamo letto dichiarato da Lamartine, non avrebbe sofferto che il Regno Sardo si ampliasse col Lombardo-Veneto e co' Ducati, pensiamo un po' se gli avrebbe consentito stendere la mano anche sopra Toscana! Dalla conquista in fuori, la Repubblica della Italia Centrale doveva aspettarsi dal Piemonte pessimi ufficii. La vittoria delle armi italiane avrebbe richiamato l'attenzione della Francia e della Inghilterra, rimaste quasi arbitre dei destini d'Italia, ad assettare le cose nostre; diversamente invero da quello che appaiono adesso, ma pure in modo contrario alla Repubblica.


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Apologia della vita politica
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Editore Firenze
1851 pagine 1183

   





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