Pagina (733/1183)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Dopo che Creonte esultò per l'empie liti di Eteocle e Polinice, può da un punto all'altro, mutati indole e costume, buttata là la clamide greca, e vestito il ferraiuolo di Tartufo, farsi esprobatore dell'uno, perchè guardasse l'altro in cagnesco? L'Accusa rovistando carte non mie ha rinvenuto una lettera, dalla quale resulta che i Piemontesi nel 13 marzo 1849 armata mano avevano preso possesso di Calice, ravvivando in mal punto la vecchia contesa(641). - Ma chi pospone la Patria al cordoglio d'ingiuria patita, non merita sedere al Governo degli Stati; e noi considerando le necessità di questa nostra inclita Madre, e le nobili parole della Corona Toscana, che, confortando il Popolo a sopportare magnanimo i colpi di fortuna, diceva: "E noi non disperiamo della Italia, e siamo risoluti di durare nel proposito, che ci fece unire le nostre armi a quelle del re Carlo Alberto, nè per isventure sapremo mai separarci da lui(642);" non volemmo venire meno al dovere nostro. Dica pertanto Lorenzo Valerio, se scrisse dirittamente Pasquale Berghini (se pure lo scrisse) quanto si legge stampato nel Libro III, pag. 132, dell'Opera di L. C. Farini, che avversi noi al Piemonte, malgrado le misere superbie nostre, non avremmo avuto uno scudo nè un soldato per la guerra della Indipendenza. Appena vedemmo questo amico fidato, non ci versammo nelle sue braccia con amore, e non deplorammo insieme le miserie le quali avevano impedito che il nostro Popolo e il suo procedessero come a fratelli veri si addice?


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Apologia della vita politica
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Editore Firenze
1851 pagine 1183

   





Creonte Eteocle Polinice Tartufo Accusa Piemontesi Calice Patria Governo Stati Madre Corona Toscana Popolo Italia Carlo Alberto Lorenzo Valerio Pasquale Berghini Libro III Opera Farini Piemonte Indipendenza Popolo