Per ciò che riguarda poi il Piemonte, io non penso che egli farebbe opera utile neppure a sè stesso, cominciando con tali atti la guerra, e non correggendoli colle spiegazioni opportune. Non penso neppure che il Governo siasi portato convenientemente coll'istesso Valerio, che di tutte queste cose va ignaro, e al quale noi abbiamo resa testimonianza di tutta fiducia, e pei diritti d'un'antica personale amicizia, e più per quelli della rappresentanza d'un Popolo fratello.
Che anzi in questo stesso momento mi giunge notizia, che la presenza di truppe sarde in Lunigiana abbia già suscitato una serie di atti di rivolta, contro i quali io v'invito a protestare energicamente, dichiarando lo scopo dello stanziamento delle dette truppe, e invitando quella popolazione alla più severa osservanza degli ordini stabiliti. Che se il Governo Piemontese poi non vorrà aderire a queste mie giustissime richieste, io sento il dovere d'ammonirvi delle tristissime conseguenze di un simil contegno, e di farvi noto che dove per voi si tenti di rompere guerra alla Toscana, menomando il suo territorio o fomentando la ribellione, la Toscana potrebbe bene accettarla e fare proclamare la Repubblica a Genova, e sostenere con altri mezzi una ostilità sconsigliata, colla quale dareste principio a una serie forse infinita d'errori e di colpe, e dalla quale penso che aborrirete come ogni generoso Italiano.
Qui dunque è necessario che il Governo Piemontese dichiari apertamente i suoi intendimenti, e corregga l'odiosità delle apparenze colle prove più amichevoli verso di noi.
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