Alla più trista, poniamo la partita saldata, e non poteva essere questa pel Municipio di Firenze e la Commissione Governativa causa per nuocermi.
Quando il Principe chiamò nei suoi Consigli il marchese Gino Capponi, io ne fui lieto, stringendomi a esso amicizia ventenne; e subito gli mostrai come io intendessi sostenere il suo Ministero, dacchè, sapendo in quei giorni stremo di pecunia lo erario, gli proposi, per conforto dei miei amici di Livorno, di sovvenirlo di 6 od 8 milioni di lire, e di ciò fa fede la lettera che leggiamo stampata a pag. 3 dei Documenti(662). Non piacque il partito; ma pure esso dimostra le voglie pronte di procedere parziale al Ministero Capponi: dunque per questo, Municipio fiorentino e Commissione Governativa, non potevate muovervi a farmi danno.
Io scongiurai l'amico prima, poi il Ministro Capponi, a trattenersi dal mandare armati a Livorno, condottiero Leone Cipriani, per reprimere tumulti, a comporre i quali parve ad altri ed a me dovessero bastare i provvedimenti ordinarii; ma ei non mi volle ascoltare: quello che avvenne non importa dire; così si potesse dimenticare! Livorno era lasciata in balía di gente perversa: andai, la mantenni alla devozione del Principe, la preservai dall'anarchia; non mi fu grato, non dirò Gino Capponi, ma il Ministero Capponi; all'opposto mi si mostrò nemico, mi abbeverò di amarezze, mi saziò di umiliazioni: tacqui, soffersi, e quante volte parlai, o scrissi di Gino Capponi, lo feci con rispetto, e l'ho dimostrato: dunque per questa causa non sembra che voi, Municipio e Commissione, aveste motivo di offendermi.
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