Mi sono trasferito col Gonfaloniere sul posto, ma la opera nostra è andata perduta, e la mia voce è stata impotente per farli rientrare nel dovere(669)."
Ora sentano un po' come io coteste ribalderie provocassi e confortassi: "Al Governatore di Livorno. - 10 aprile ore 3 antim. - Se il Governatore ha senno, faccia indagare subito quali fossero le persone, ne ordini l'arresto di notte, e le mandi a Volterra: facciasi tutto prima del giorno(670)."
Alle ore 11 e 40 min. pom, del medesimo giorno: "I Livornesi, per improntitudine di alcuni, suscitano perigliose discordie quaggiù; pure vengano e saranno accetti(671)."
Nel giorno 11 aprile, ore 1, min. 55 pom.: "La Strada ferrata Leopolda non continua le sue corse per cagione della insolenza livornese. Vedete quanto danno questo produrrà al commercio. Bisogna tutelare la Stazione con ogni mezzo(672)."
Nel medesimo giorno, a ore 3 e m. 21 pom.: "Insisto pei disordini della Strada ferrata. La Società sospende le corse. È cosa intollerabile. Si dichiari alla città che ella è unica in queste prepotenze. È un furto. Si faccia conoscere. Appena giunti a Firenze ne prenderemo 10 per cento, e gli manderemo a Volterra. Questi sconsigliati rovinano il commercio, e fanno perdere la reputazione al Paese. Provvedete. FIRENZE SI MUOVE PIÙ TARDI, MA PIÙ DIGNITOSA(673)."
E detti ordini perchè buona mano di costoro si arrestasse, e mandai cavalli a posta; ma fra lo spandersi ch'essi fecero per i campi, e gl'impedimenti opposti dalle barriere della strada ferrata da una parte, e dall'altra la ritrosia della nostra milizia a operare cosa che valesse, ebbero modo a fuggire.
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