Re Carlo gl'invia Stefano Fox fidato messaggio, con lettere regie per indurlo a collegarsi col Booth e procedere uniti contro il Parlamento lungo: ma il Monk riceve tutto chiuso in sč la lettera, non risponde, e lascia partire sconclusionato il messaggio. Sollecitato dal Colonnello Atkins di accontarsi col Booth per favorire la causa regia, replica brusco: "io gli muoverņ contro; nello stato nel quale mi trovo non posso farne a meno(687)." A questa epoca sembra referirsi l'altra spedizione fatta da re Carlo, del dottore Niccola Monk al Generale suo fratello, con nuova lettera autografa per impegnarlo a cessare dalle incertezze. Il Dottore arriva mentre il Generale stavasi a conferenza con gli ufficiali; trattenendosi allora il fratello col cappellano Price, uomo di provata fede ed amicissimo al Re, gli palesa lo scopo della sua missione; al fine, presentatosi al fratello, dopo gli affettuosi abbracciari, incomincia a scuoprirgli il trattato. Monk, rompendogli le parole a mezzo, lo interroga se per avventura ne abbia tenuto discorso con altri che con lui; e udendo come ne avesse favellato col Cappellano, accomiatollo con Dio senza volerne sapere altro(688): "non si fidando" avverte Hume "neppure di un fratello, dal punto ch'ei conobbe avere egli confidato il segreto a persona a cui pure lo avrebbe confidato egli stesso(689)." Nonostante Monk si apparecchiava a sostenere il Booth, e gią aveva dato gli ordini per mettersi in cammino, e scritto lettere al Parlamento lungo perchč richiamasse i membri dimessi, o si sciogliesse convocandone un nuovo; quando, meglio considerando il negozio, gli parve intempestivo il momento, per la quale cosa revocati gli ordini, e soppresse le lettere, decise aspettare.
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