Il Parlamento spedisce verso Monk due commissarii, Scott e Robinson, sotto pretesto di complimentarlo: ma in sostanza per ispiarne gli andamenti(694); e questo fecero ignobilmente, seguendolo da per tutto, albergando nella medesima casa, e tentando perfino forare i muri per udire e vedere quello ch'ei facesse o dicesse nella sua stanza: ma il Monk teneva l'occhio fisso al pennello, e si mostrava loro siffattamente sviscerato della Repubblica ch'eglino ne scrissero a Londra celebrando il suo zelo pel Parlamento lungo. Monk giunto in prossimità di Londra domanda che sieno licenziati i reggimenti rimasti fedeli al Parlamento; per pretesto dava lo studio di evitare ogni conflitto con le sue milizie: motivo vero era restare signore assoluto della città; e gli riusciva. I reggimenti congedati dal Parlamento si ammottinano. Il Popolo, côlto il destro, insorge a tumulto, e domanda Parlamento libero. Monk sta fermo! - Arrivato in Londra il Generale è accolto dal Parlamento che intende rovesciare, lo blandisce con ogni maniera di sommissione. A Ludlow dice: "Dobbiamo vincere e morire per la Repubblica!" Ad un altro dichiara che, malgrado il suo rispetto pel Parlamento, non patirà mai che accolga nel suo grembo uno dei membri esclusi. "Dissipava" scrive il Guizot "i sospetti rinascenti, e con la solennità delle proteste assopiva le diffidenze più inquiete; sicchè l'ammiraglio Lawson, il quale altre volte dubitò del Monk, ebbe a dire a Ludlow, nell'uscire di casa sua: "Il Levita e il sagrificatore sono passati vicino a noi senza soccorrerci; spero avere incontrato il Sammaritano che ci salverà."
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