Se non che il Monk dagli eventi che si succedevano tolse motivo a conoscere da un lato, come il lungo Parlamento fosse caduto in discredito, e mancasse di aderenze e di aiuti; dall'altro, quanto universale e profonda animavversione il Popolo gli portasse; però, come pilota che gira la ruota del timone, ad un tratto occupa i quartieri della città, rassicura la moltitudine, si collega col Municipio, e scrive lettere al Parlamento perchè nel 6 maggio si sciolga, dando luogo a un Parlamento nuovo e libero: così scandagliata bene la opinione pubblica per una serie continua di prove personali, la fa compagna delle sue armi; e diventa arbitro delle sorti d'Inghilterra. Ma non precipita ancora, e, dopo avere sostenuto impossibile la riammissione dei membri esclusi nel Parlamento, adesso consiglia armato che vedano aggiustarsi fra loro; appuntate le conferenze fra i membri del Parlamento in carica e gli esclusi, questi discutono molto e non si accordano in nulla, troppo essendo gli umori ed i fini diversi. Tentate le vie della conciliazione e non riuscitegli a bene, Monk delibera più gagliardo espediente, qual era quello di condurre, senz'altro rispetto, i membri esclusi a riprendere per forza l'antico posto nel Parlamento; ma ad infievolire la impressione, intento a schivare resistenza disperata dalla parte dei vinti, manda fuori un Manifesto nel quale molto si distende contro il ritorno dello Stuardo, e contro lo Episcopato; parla della necessità di apparecchiare nuovo Parlamento, e convocarlo pel 20 aprile.
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