Ora, non che sia di mestieri al caso nostro, ma per completare il racconto, è da sapersi come il giorno dopo, nella stanza di Morrice, Giorgio Monk consentisse a ricevere dalle mani di Giovanni Greenville la lettera di Carlo Stuardo scritta fino dal 21 luglio 1659. Questa lettera diceva: "Io non posso credere che mi vogliate male: voi non ne avete motivo, e quello che attendo da voi parmi così grande benefizio pel vostro Paese che io spero che voi non vi ricuserete a farlo." Nelle istruzioni del Greenville occorreva questo altro passo, che pose ugualmente sott'occhio al Generale: "Io vado persuaso che Monk non può serbare in cuore alcuno mal volere per me; nè egli ha commesso cosa che io non possa perdonare agevolmente: sta in lui farmi tale un favore del quale io non saprò ricompensarlo mai come merita."
Imprese subito le trattative, furono in breve concluse a questi patti: 1° Oblio generale, tranne quelli che crederebbe escludere il Parlamento; 2° Garanzia dei beni venduti, e pagamento del soldo allo esercito; 3° Libertà di coscienza. - Carlo Stuardo condottosi a Breda di leggieri concesse i patti, e gli avrebbe conceduti maggiori. Pel 25 aprile fu convocato il nuovo Parlamento, e nel 1° maggio fissata la deliberazione intorno alla forma di Governo conveniente a Inghilterra, Scozia, ed Irlanda. - In questo giorno Greenville si presenta al Consiglio di Stato, e domanda favellare al Monk. Monk avvisato dal colonnello Birch si accosta alla porta, dove Greenville gli consegna lettere regie da parteciparsi al Consiglio e allo esercito.
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