Gli si è negato questo merito: e Monk, mirando al suo scopo, ha tanto usato ed abusato della simulazione, che alcuni spiriti prevenuti e superficiali hanno realmente revocato in dubbio, che la sua risoluzione fosse precoce, e costante. Ma quando da vicino e profondamente si studiano i fatti ed i documenti, non può più dubitarsi. Fino dal primo momento Monk si decise; e checchè facesse o dicesse, egli fu saldo nella sua decisione sempre fino all'ultimo giorno. Nel dubbio ed esitanza universali, egli avea una opinione decisa ed un partito preso. Fu questo il primo suo atto di buon senso politico.
Se Monk fu deciso, fu ancora paziente. Seppe aspettare il buon successo, preparandolo. Uomo di guerra, mentre il suo mezzo di azione era l'armata, fu costantemente risoluto a non rinnovare colpi violenti e la guerra civile. Comprese che la Monarchia, per essere solidamente ristabilita, doveva esserlo pacificamente, naturalmente, come una necessità nazionale, e un supremo rifugio del Paese. A dispetto di tutte le impazienze e le diffidenze, seppe contenersi, dissimulare, indugiare, attendere, fino a che l'evento quasi da sè stesso si compiesse. E compiutosi l'evento, Monk volle che nelle patenti, che consacravano la sua fortuna e la gloria, s'inserisse il motto: VICTOR SINE SANGUINE (vincitore senza sparger sangue): tanto la sua prudenza era figlia della riflessione e della volontà. I partigiani della Monarchia eziandio fecero prova di molto discernimento. Alcuni di loro avevano sostenuto la Rivoluzione, altri l'avevano combattuta; asprissime guerre si erano fatte fra loro in pro o contro del Re, di cui volevano porre in trono il figliuolo.
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