Di lì recatomi alla Porticciuola, osservai per buon tratto di Via della Scala rovesciarsi in città una frotta di gente armata di grossi bastoni, e udii ancora uno di quella imprecare al mio nome.
Donde muoveva? Chi la inviava? Chi le labbra e l'anime comprava per dirmi: morte? Come, e perchè la gente di contado mostravasi tanto tenera delle offese di cui i cittadini si risentivano sì poco? Io so chi la spingeva, e chi la comprava, e non merita memoria. Per questo e per altri indizii sospettando fosservi uomini indettati ad attaccare briga, e con intento scelleratissìmo aizzare la gente a guerra fraterna, come pur troppo vi erano, fu reputato il meglio sgombrare la città dei militi livornesi. A questo scopo fino dal giorno 9 aprile, con lettera confidenziale al Ministro della Guerra, commisi ordinasse al Guarducci partisse incontanente per Pistoia; colà avrebbe trovato le cose necessarie: agli altri sarebbesi provveduto subito dopo. Il Guarducci verso sera nel giorno 11 aprile con la sua colonna s'incamminava alla Strada ferrata Maria Antonia. Percorsa quasi tutta la città, sboccando per via degli Avelli, ormai era arrivata alla Stazione.
Essa partiva, obbedendo agli ordini ricevuti, sicchè bisogna convenire che perduta opera era quella di disperderla; bastava lasciarla andare. O che l'Accusa, per via di figure rettoriche tolte in prestito dalla Italia Rossa, vuole dare ad intendere che lo sfondo di un uscio aperto equivalga alla presa di Belgrado? Qui accadde il conflitto detestabile.
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