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      E il plebeo: Sì a te; ed io di nuovo avanzando: A me? Il plebeo scappò mutolo appiattandosi dietro ai compagni. Chi sa quanti Alberi della Libertà aveva piantato costui! Intanto seppi che il Generale Zannetti non correva più rischio. La Guardia Nazionale che mi stava attorno mi si dimostrava amorevole oltremodo, e sentivo ad ogni passo dirmi proprio così: "A lei vogliamo bene; ella è un galantuomo davvero, ma mandi via i Livornesi." Ed io rispondevo: "Sì, avete ragione, e subito." Con senso di gratitudine parimente rammento, come non mancasse taluno dei Nazionali che precorrendo e a lato mi sgombrasse il cammino, e fidata scorta fino alla Via degli Avelli mi facesse.
      E premuroso che i Livornesi tutti, anche quelli che venuti per istruirsi ed armarsi avevano stanza nel Castello di San Giovanbattista, più presto che si potesse se ne andassero, mi vi condussi io stesso, e persuasi la gente di ridursi immediatamente a casa. Certo, parve duro a costoro, dopo averla abbandonata per militare alla frontiera, ritornarvi così subito a guisa di scomunicati; ma alle mie esortazioni si arresero, se non che domandavano gli schioppi; però anche questi con molte ragioni ricusaronsi; e, se io non erro, il Colonnello Tommi mi fu assai efficace aiutatore nella bisogna del rimandare i Volontarii disarmati a Livorno. Per questo modo dopo avere ordinato i carri della Strada ferrata, ed accertata la partenza, lasciai il Castello insieme col Capitano Montemerli e il signor Chiarini Segretario.
      Prima però che per me la Fortezza si abbandonasse, ecco comparirmi davanti i signori Conte Digny e Avvocato Brocchi, i quali, dopo avermi con oneste parole commendato sì per quello che avevo fatto, sì per quello avevo disposto si facesse, mi significavano come la città non potesse posare tranquilla, finchè non avesse sicurezza che da Livorno non fosse per muoversi Popolo armato contro Firenze: questa voce sparsa nella città, e creduta, tenere agitati gli animi dei cittadini a stupenda irritazione; studiassi anche qui di trovare modo a sedare.


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Apologia della vita politica
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Editore Firenze
1851 pagine 1183

   





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