- Davvero! E dei Livornesi ch'erano rimasti in cittā non mi dovevo prendere cura io? Non sono uomini essi? E mi venivano informando parecchi trovarsi nascosti nella Chiesa di S. Maria Novella, nč sapevo che cosa fosse avvenuto di quelli stanziati in Borgo Ognissanti. L'Accusa insiste dicendo: - non v'era mestieri straordinarii provvedimenti; sarebbe bastata la Guardia Nazionale. - Domando con ribrezzo licenza di sollevare un lembo del panno insanguinato, che cuopre quel giorno maledetto.... non vi spaventate.... lo lascio cadere subito.... e perdonatemi ancora, - perchč, vedete, io sono sforzato a difendermi da un'Accusa, che mi rugge d'intorno. Presso il canto al Mondragone in via dei Banchi era allora, e forse havvi anche adesso, una bottega di Vendita di Tabacco; colā, nella sera dell'11 aprile, si rifugiarono tre Livornesi perseguiti da uno stuolo di Veliti, che li chiamava a morte. Zannetti, Generale della Guardia Civica, ordinava lasciasserli stare; vedendo come poco frutto facessero i comandi, pregō supplichevole; lo insultarono, lo ributtarono, ed egli ebbe a fuggirsi via, inorridito, da un luogo, che rimarrā perpetuamente infame per la strage di tre uomini operata a sangue freddo. Il Colonnello Emilio Nespoli, e Paolo Feroni Capitano, a stento salvarono, riparandolo nel Palazzo Riccardi, un giovinetto livornese, che la plebe indracata voleva finire.... Di nuovo scongiuro perdono, e calo il panno. - Quale alba promettesse cotesta orribile notte, lascio che quanti leggono considerino!
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