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      Dunque pel modo non furono esorbitanti i miei ordini, nè capaci a fare nascere guerra civile, come opina Bernardo Basetti, il quale da un lato s'ingegna onestare la disobbedienza, e lo abbandono; dall'altro, farsi merito presso il nuovo Governo: senonchè la toppa appare più trista dello sdrucio, e per cuoprire una cosa brutta ne dice quattro assurde; e l'Accusa, poichè le giovano, piglia anche le assurde, e con obliquo scopo palesate, e me lo appunta al petto come Lanzo alabarda.
      E se non ponno biasimarsi gli ordini miei pel modo, molto meno si vorranno riprendere pel fine, dacchè io non lo chiamavo alla difesa di una forma determinata di Governo, bensì dell'Assemblea, la quale doveva in breve pronunziare in modo civile, e con voto del pari che con universale contentezza (e lo abbiamo veduto) la restaurazione del Principato Costituzionale; - però l'Accusa pare che trovi eziandio essere delitto difendere la Patria; e ritiene ogni atto mosso a questo scopo santissimo, ostile alla Restaurazione: sul quale proposito io devo avvertire, che se l'Accusa non sentì vergogna a incriminare, io provo quanto farei ingiuria al pudore spendendo pure una parola a difendermi in questa parte; e lo stesso dicasi della Libertà, - e fermamente, credo che a non pochi Magistrati palpiteranno più frequenti i polsi udendo come nei Tribunali Toscani la difesa della Libertà suoni misfatto; e se Libertà sapessi in che e come differisca dalla licenza, per qual modo si custodisca e con quali argomenti si difenda, voi tutti conoscete a prova; - finalmente dopo avere pensato alla Rappresentanza del Paese, alla Patria e alla Libertà. parmi possa essere concesso di pensare un poco anche a sè. Comprendo benissimo come l'Accusa aggravandosi sopra il mio capo mi ha tenuto in conto di un ghiabaldano, di cui i nostri antichi per proverbio dicevano: che ne davano trentasei per un pelo di Asino(711); ed io quantunque presuma di me poco, pure anche in questo non mi accordo con l'Accusa, essendo la propria conservazione di Natura; e intorno a me educai creature, che amo e che mi amano, che piangerebbero e soffrirebbero per la morte mia.


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Apologia della vita politica
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Editore Firenze
1851 pagine 1183

   





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