E poichè il Conte rispondeva con petulanza molta e senno poco, io mi posi in mezzo alla disputa favellando in questo concetto: "Voi fate una Rivoluzione(716); onde non partorisca le conseguenze che le sono ordinarie, procurate unire a voi quanti maggiori consensi potete; non rigettate quelli che vi si offrono." E siccome il Conte rispondeva con petulanza molta e senno poco, aggiunsi: "Voi meritereste essere arrestato!"
L'Accusa, come vedemmo, sostiene che io mi opposi alla incoata Restaurazione, minacciando prima e intimando poi l'arresto dei signori Digny, Brocchi e Martelli, che venivano ad ammonirmi di non volere opporre ostacoli alla iniziata opera loro. Il più lieve rimprovero che possa farsi all'Accusa, è ch'ella non sa quello che si dice. E la ragione apparisce evidente: suppongasi vero tutto quanto afferma l'Accusa; concedasi per un momento la minaccia e la intimazione dell'arresto; sembra che, per accusare l'uno atto e l'altro come avversi alla Restaurazione, dovesse ricercarsi la causa che gli motivarono. Ora è provato per dichiarazione di coloro che di queste minaccie depongono, come non muovessero già da opposizione; al contrario, dal volere l'Assemblea esclusa da cooperare al ristabilimento della Monarchia Costituzionale, e più poi dalla tradita fede, dopo essere stata a questo fine ricercata dal Municipio, e dopo essersi posto secolei pienamente d'accordo.
In qual guisa i Commissionati del Municipio potevano condursi a intimare l'Assemblea di non opporsi alla incoata Restaurazione, se, ricercata poco anzi, aveva consentito?
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