Però io non dimentico, nè tampoco voi stessi dovete obliare, che me giudicaste degno di salvare quel più si potesse dell'onore e della indipendenza nazionale; me animaste ad usare per la salute della Patria i mezzi che la esperienza mi avrebbe saputo consigliare più opportuni ed efficaci; me confortaste a perdurare nella impresa, offrendo il soccorso e il concorso dei poteri municipali(722). Sono questi essi i concorsi vostri? È questo il sapore dei vostri soccorsi? Perchè dopo avermi tradito mi avete oltraggiato? E perchè dopo avermi onorato mi avete detto obbrobrio? - Ma poco importa essere rigettato da voi; a me basta, che non mi repudii il Paese, e mi conservi la benevolenza che io spero non essermi demeritata(723).
Ma non è da voi che mi tocca adesso a difendermi; bensì dall'Accusa, a cui mi avete consegnato nell'orto.... voleva dire nella Fortezza di San Giorgio. Ora che ho dimostrato come la minaccia e la intimazione dell'arresto, quando pure fossero avvenute, avevano lo scopo diametralmente opposto a quello finto dall'Accusa, io dimostrerò che non sono, e non possono essere vere.
Tre sono (e pare impossibile!) i deposti sopra i quali fonda questa incolpazione l'Accusa. Primo è Digny, succede Brocchi, viene ultimo Venturucci. Io non dirò come i due primi, così facendo, tentano onestare il tradimento di cui mi dolgo; non osserverò che mendaci sempre con gli altri, e il primo lo è quattro volte con sè stesso sopra un medesimo punto; non dirò nemmeno che ambedue confusi, perplessi, contradittorii, sono costretti (per paura di sentirsi rimproverare dallo stesso Ministro processante) a ripetere, - il primo fino a quattro volte, - che non sa, non ricorda, ha perduto la memoria dei particolari, - forse egli, forse altri s'inganna, - e tali altri rifugii per cui si rendono da per sè stessi spregevoli assai più che altri non potesse fare; - tutto questo, e non è poco, passeremo; confrontiamo i deposti:
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