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      E come potrò partire io dopo le 24, se non vi sono altre partenze?
      gli osservai; ed egli rispose: con treno speciale. Qui certamente fu, che narrando io la mia amministrazione avermi stremato di pecunia, così che pochi paoli mi erano rimasti addosso, e non potere commettere la spesa, piuttosto grave a privato, di un traino a posta per la Strada ferrata, il Cavaliere Martelli, generoso e buono, soggiunse: "Non essere di ostacolo il danaro." Ed io credei ancora profferire le parole che ho detto di sopra, avvegnadio già sentissi romoreggiarmi attorno certe male voci di danari espilati, che nella sera poi si convertirono apertamente con infamia eterna di chi le suggeriva alla plebe sciagurata in: "ladro!(733)" Allora il Conte soggiunse: "Dunque mi dia parola aspettarmi;" ed io: "Le do parola;" e ci toccammo le mani.
      Per completare il racconto, mi giovo adesso della relazione che mi fanno pervenire testimoni oculari dei casi che narro. Letto lo scritto che fu da me dettato a richiesta del Digny, e approvato largamente così dai Municipali come dai Deputati, era rimesso al Municipio dai signori Dottor Venturucci, Alimonda, Digny, Brocchi e Martelli. Il Municipio, accolto il messaggio, e consideratolo, invitò i messaggeri Dottore Venturucci e Alimonda a ritirarsi, per deliberare; indi a breve richiamati, ebbero a sentirsi dire: il Municipio essere ormai deciso operare solo, e respingere dal suo seno qualsivoglia rappresentante della Costituente Toscana. Allora il Dottore Venturucci, altamente compreso della convenienza di accettare il proposto temperamento, sia perchè si effettuasse istantanea l'adesione delle Provincie, in virtù del voto dei loro Rappresentanti, sia pei riguardi dovuti ai Deputati, i quali pure animosamente, e non senza pericolo, avevano avversato la proclamazione della Repubblica e la Unificazione con Roma, prese prudenti raziocinii a discorrere, affinchè il Municipio dalla deliberazione sconsigliata si remuovesse; e poichè vide ogni ragionamento tornare vano, esortò i signori del Collegio a darsi cura perchè ai Deputati tutti, ed a me, fosse fatta amplissima abilità di partirci sicuri in qual parte meglio ci talentasse.


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Apologia della vita politica
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Editore Firenze
1851 pagine 1183

   





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