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      Intorno alla terza io non voglio dire adesso, chè si è veduto a prova qual frutto abbiano cavato da cotesto concetto; imperciocchè bene ammaestravano i nostri vecchi, - che dopo il fatto, di senno sono piene le fosse; bensì argomentando a priori, non si arriva a comprendere come una espressione di consenso (al quale termine si era per ultimo limitata la mia proposta) avesse potuto nuocere al credito del Municipio(736), che dall'Assemblea non desumeva autorità od incumbenza. - La quarta ragione, per cui i Dottori affermano che non doveasi accettare l'adesione, consiste nella sua inanità, perchè i Deputati sarebbero stati costretti a consentire; e questo è cavillo mero, avvegnadio dalla storia degli avvenimenti successi parmi chiarito abbastanza come l'Assemblea avesse dimostrato tale essere la sua volontà, e per la opera sua a sostenerla gagliardamente, e con pericolo, da questi stessi Dottori era stata lodata. No, tutti i sofismi col tempo scompaiono, e, sviluppata dalla moltitudine delle parole dolose, rimane questa verità: "pei consigli di superbia non si aborrirono gli eventi infelici che avvennero pur troppo, i quali forse tutti, ma certamente in parte, sarebbesi potuto evitare, e con essi le conseguenze che la Patria deplora."
      Sono così dolenti le cose che mi avanzano a raccontare, così piene di amarezza infinita, che, non mi comportando l'animo afflitto andare in fondo tutto di un fiato, forza è che mi riposi continuando la digressione. Per mio giudizio, se il moto popolare sorto dalla rissa dell'11 aprile potè convertirsi in politico nel giorno 12, vuolsi attribuire alla cessata febbre del Popolo, - alla Guardia Nazionale, che in nome di Leopoldo II accettava la Monarchia Costituzionale, e difendeva la città dall'anarchia invano acclamante il nome del Principe; conflittava al Municipio, e a quel Partito di Costituzionali che si presume ortodosso; che ritrovava, per seguitare il Popolo, il coraggio che aveva smarrito nel giorno in cui bisognava guardarlo in faccia; - agli animi disposti, agli ostacoli rimossi, alla paura della invasione straniera, alla speranza, bandita come sicurezza, di evitare un tanto infortunio col sollecito richiamo del Principe Costituzionale, e finalmente, io pure lo dirò, al bisogno in moltissimi di fare porre in oblio, dal Principato che ritornava, lo zelo professato alla Parte Repubblicana che partiva.


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Apologia della vita politica
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Editore Firenze
1851 pagine 1183

   





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