Pregiatissimo Amico.
9 settembre 1850.
LA LETTERA CHE MI DIRIGEVI L'ALTRO JERI, FU A ME CARISSIMA E DI VERACE CONFORTO. INFATTI, IL PENSIERO DI DOVERE NELL'ANIMO TUO ESSERE CONSIDERATO COME UOMO SLEALE, COME VILISSIMO TRADITORE, ED OGNI TRADITORE ED INGANNATORE È VIGLIACCHISSIMO UOMO, MI GRAVAVA POTENTEMENTE SU L'ANIMA. VERO È PERÒ, CHE DOPO I MIEI COSTITUTI QUEL GRAVAME SI ALLEGGERIVA NON POCO; VERO È, CHE ALMENO ALLO AVVOCATO TUO DIFENSORE LA DOVUTAGLI LETTURA DEL PROCESSO DOVEVA PALESARE QUANTO IO MI FOSSI STATO LEALE IN COTESTA EPOCA. PURE ESSERE OGGI FATTO CONSCIO, CHE TU PURE LO SAI, E NON MI REPUTI REO IN VERUNA PARTICOLA DI QUEL TURPISSIMO FALLO DELLA COMMISSIONE GOVERNATIVA, AGEVOLMENTE IMMAGINERAI CHE MI FU, ED È DI SOLENNE CONSOLAZIONE. PERÒ ACCOGLI SINCERO IL RINGRAZIAMENTO PER LA LETTERA CHE MI SCRIVESTI, E PEL GENTILE PENSIERO CHE TI PRESE DI ME DAL FONDO DEL TUO SEPOLCRO, MONUMENTO STORICO DI VERGOGNA........................ TI LASCIO COL DESIDERIO CHE PRESTO TU POSSA ESSERE CONFORTATO DAL TERMINE DI UNA PROCEDURA, CHE GIÀ GIÀ PER LA SUA LUNGHEZZA HA INDIGNATO I CITTADINI, ED ANCO I PIÙ AVVERSI A TE....
Così mi scriveva il Generale Zannetti or fa un anno e 20 giorni! - Ed io gli rispondeva:
Caro Amico.
Ti ringrazio della lettera e del libro. Certo la condizione del tradito è dura, ma troppo peggio è quella del traditore. Questo mi dà conforto nel disonesto carcere. Il tempo poi conduce le sue giustizie, e in ciò confido. Aspettare e sperare sono fondamento di sapienza umana.
| |
Amico Generale Zannetti Amico
|