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      Che nel detto giorno 15 febbraio il Potestà di Parma riunì il Consiglio Comunitativo, il quale ampliato per l'aggiunta di 30 Cittadini, e su la considerazione che gli Stati erano rimasti senza Governo per lo allontanamento di S. M., seguíta dal primo Magistrato dello Stato S. E. il Presidente dello Interno, senza che gli constasse a malgrado delle fatte indagini, avere essa lasciato chi la rappresentasse, nominò un Governo Provvisorio voluto dalla necessità, onde evitare i mali dell'anarchia, da tenere luogo di quello che si era allontanato, composto dei signori Conte Filippo Linati, Antonio Casa, Conte Gregorio Ferdinando da Castagnolo, Conte Iacopo Sanvitale, Cavaliere Francesco Malegari;
      Che cotesto Governo Provvisorio, al quale vennero aggiunti altri due membri, nelle persone dei signori Macedonio Melloni ed Ermenegildo Ortalli, con deliberazione di quel Consiglio Civico, emanò molti atti i quali sono certamente contrarii al governo di S. M., e che secondavano la Rivoluzione avvenuta in Parma nei giorni indicati 13, 14 febbraio, a diversi dei quali atti sono concorsi ed hanno apposta la loro firma gli accusati, Conte Filippo Linati e Cavaliere Malegari, escluso però il proclama agli abitanti della città e provincia di Parma e Guastalla dell'8 marzo;
      Considerando ch'è pure eminentemente resultato dal dibattimento dall'una parte, che tale era la effervescenza, e sì violento il moto rivoluzionario in Parma, che non era più in potere di alcuno resistervi, che esso non poteva essere vinto o compresso se non se da una imponente forza straniera, e che sarebbe stato per avventura pericoloso (senza d'altronde alcun vantaggio alla buona causa) il ritirarsi dal Governo Provvisorio, siccome si potrebbe inferire da ciò che accadde il 10 marzo, imperciocchè su la voce che si sparse di una vicina invasione austriaca essendosi quel Governo dimesso, alcuni membri vennero arrestati e tenuti prigioni; e dall'altra, che essi signori Conte Linati e Conte Malegari accettarono con repugnanza l'affidato incarico di membri del Governo Provvisorio, e a condizione, che le cose rimanessero nello stato in cui si trovavano, e che appena seppero la nomina del signor Melloni su mentovato vollero dimettersi, se non che furono istantemente pregati dai buoni e fedeli sudditi di S. M. a restare in carica, onde gl'interessi del Pubblico, che sono poi quelli dell'ottima nostra Sovrana, non pericolassero;


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Apologia della vita politica
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Editore Firenze
1851 pagine 1183

   





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