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Il Consiglio, - non obliando la miserabile condizione nella quale, per effetto dei mutamenti politici, era caduta la Toscana, - deliberava unanime questa dichiarazione di fiducia, formulandola così:
Siamo grati agli espedienti che il Governo si affrettò di adottare." - Non era anche venuta l'ora dell'ingratitudine!"
Con quali intenzioni il signor Guerrazzi salisse al Ministero, e perdurasse in quello, si ricava dalle seguenti lettere, di cui le prime due dirette al cavaliere Niccolò Puccini; la terza ad egregia Donna lucchese, che il Prefetto di Lucca prima di rimettere fece copiare, e in copia conservò; l'ultima confidenziale al prelodato signor Prefetto.
Amico.
Tu molte cose hai indovinato: altre no. La troppa acutezza sfonda il foglio. Io quando scherzo ragiono come te; ma in questo mi sento superiore a te: che credo in più e migliori cose, come, a modo di esempio, nella capacità del Popolo a diventare superiore a quelli che lo hanno superato. Mi raccomandi giustizia; io ti assicuro che il tuo amico mostrerà sempre giustizia e generosità. Scusami la brevità. Tu se' discreto, e pensa che non istò in prigione per avere tempo di scrivere a lungo. Addio.
Firenze, 27 ottobre 1848.
Affez.mo F.-D. GUERRAZZI.
Al Cittadino Niccolò Puccini. - Pistoia."
Amico Carissimo.
Sai tu? le lettere mie saranno brevi, in istile di XII Tavole. - Per ora fo bene? Tu gridi: bravo Cecco! - Perchè dai di occhio ai tuoi poderi; e finchè faccio gli affari vostri, io vo d'incanto. Sta benone. Il Ministero canaglia non parti che ritenga del gentiluomo più che non credevano?
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