Il voto di Toscana era però di unificarsi con Roma, di non comporre con essa, che un solo paese, e già i Deputati la Toscana aveva eletti per andare a far parte della Costituente Italiana(769). Le renitenze del Governo, o piuttosto del Guerrazzi, rimanevano a vincersi, per bandire intanto di fatto quella Unificazione, salvo poi alla Costituente di ratificarla. Il Ministro di Roma sentì la importanza del mandato, che affidato avrebbe al suo Inviato in Toscana, e volle incaricarne il Dottore Pietro Maestri. Se il Guerrazzi era uno avversario terribile, avrebbe avuto con chi lottare, e il Dottore Maestri era tale da sviscerare i pensieri del Dittatore Toscano(770).
Il doloroso tema delle cose toscane ci chiama a sè, e imprendiamo con tanto maggior disgusto a trattarlo, quantochè la Toscana fu la sola Provincia d'Italia che oscurasse con una pagina turpe la più gloriosa delle Rivoluzioni.
Già dicemmo in altro Capitolo come la Repubblica di Roma fosse stata festeggiata al di là dell'Appennino, e come il voto popolare di Toscana si manifestasse in favore dell'Unificazione delle due Provincie(771). Ci rimane a dire perchè quella Unificazione non si effettuasse, e quali ne fossero le fatali conseguenze.
Il Guerrazzi che, come vedemmo, reggeva pressochè solo le cose toscane dopo la fuga del Principe, era uno di quegli uomini che, dopo essere stati innalzati dalle Rivoluzioni(772), vergognano, quasi si direbbe, dell'origine della loro grandezza, e non anelano che a farla obliare, blandendo i Partiti opposti.
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