Le cose però s'incalorivano ogni giorno dopo la fuga del Duca, e qualche concessione era pur mestieri di fare a quel desiderio di Unificazione che nel Popolo si manifestava. Il Dottor Maestri, Inviato di Roma(781), instava perchè quel desiderio fosse appagato, mostrando che nulla di meglio chiedeva la Repubblica, che nessun altro scopo avea la sua missione. Lottando quotidianamente col Toscano Triumviro, a cui tutti quegli argomenti adduceva che sogliono far forza in chi non ha una preconcetta opinione, egli gli mostrava come i principj dovessero salvarsi, quali che si fossero i pericoli a cui si andasse incontro, come la moralità dei democrati stesse nel far concordare le aspirazioni colle opere, come l'utile vero si procacciasse seguendo i dettami di quello che era nobile e grande, e come nulla vi fosse di peggio in politica, specialmente in tempi di Rivoluzione, che il non far nulla, e l'aspettare gli avvenimenti colla stolta lusinga di dominarli.
Queste cose egli diceva altresì al Montanelli e al Mazzoni, compagni del Guerrazzi nel Governo Provvisorio; ma benevoli ascoltatori avea in loro, nè per parte loro sarebbero mai venuti gli ostacoli. Il Guerrazzi solo balenava, prometteva un giorno, poi si peritava, finchè cresciuto l'impeto dell'opinione del Popolo dovette alfine arrendersi sulla fine di febbraio, e fare inserire nel Monitore Toscano(782):
Come il Governo, volendo mostrare quanto gli stesse a cuore la desiderata Unificazione della Toscana con Roma, avesse intavolate trattative a quell'uopo.
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