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      Essi erano tornati, forse in un migliaio, il giorno appresso, e Firenze era stata minacciata da una vera battaglia campale. Mercè gli ufficii di molti cittadini la tempesta si era però diradata; i Livornesi erano ripartiti, ma non senza mantenere un cruccio segreto che presto o tardi avrebbe voluto sfogarsi. Ed ecco finalmente che nella sera dell'11 aprile corre voce per Firenze che i Livornesi si battono coi Fiorentini alla Stazione della Strada ferrata; che la Piazza di Santa Maria Novella risuona di colpi e rosseggia di sangue; e l'allarme vien dato alla città, in cui prende allora decisamente il sopravvento il Partito reazionario, che, avendo profittato prima delle ambiguità del Guerrazzi, di quei nuovi fatti allora si valeva per dire i Livornesi rappresentanti dei Demagoghi che insidiavano Toscana, e che era tempo di finirla con quei forsennati che avevano convertito uno Stato tranquillo in un teatro di disordini e di anarchia. Il Partito reazionario concludeva affermando che bisognava tornare alle istituzioni antiche se si voleva la pace, che essi erano Toscani, non Italiani, e che senza ripudiare l'opera dei Democratici non si sarebbero evitate le fiere catastrofi da cui la Toscana era minacciata(797).
      Molti Livornesi macellati in quella sera in Piazza Santa Maria Novella, e le grida di morte ai Lombardi, morte agli Italiani, mentre sparsero la desolazione nell'anima di tutti i buoni, dovettero far accorto il Guerrazzi a che via andava la Reazione.
      L'avvertimento però giungeva troppo tardi.


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Apologia della vita politica
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Editore Firenze
1851 pagine 1183

   





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