Se voi mi reputate un Capo Partito pericolosissimo avete tre modi: o ammazzarmi, o conciliarmi, o cacciarmi via. Il primo modo voi non vorrete, nè potrete tenere; il secondo pare che schifiate; rimane il terzo: ebbene, se vi par giusto, fatelo. Ho letto le storie non per ornato vano, sibbene per condurvi sopra la vita; e lo esempio di Giano della Bella m'insegna come gli animosi cittadini abbiano a sacrificarsi in benefizio della Patria. Nè possono mancarvi mezzi per assicurare a voi la mia partenza, e rendere a me meno amari i passi dell'esilio.
Ritenendomi in carcere, voi mi rovinate la salute, e questo la coscienza vostra, che pur siete gentiluomini e cristiani, non lo può patire. - Rovinate i miei nipoti che, orfani per malignità del Choléra, tornano adesso (poveretti!) orfani una seconda volta. Rovinate le mie poverissime fortune, e condannate me e loro alla miseria.
Ritenendomi in carcere, parrà che lo facciate per compiacere una plebe matta, che non sa servire nè esser libera, mutabile e feroce, e che me le gettiate davanti come alle belve nel circo; parrà che lo facciate per vendetta di me che pure non vi offesi, ed anche di recente mi condussi verso voi con la convenienza che meritate; parrà lo facciate in benefizio di una Fazione che vince; e quindi, comecchè coperti, cresceranno i rancori, e a loco e tempo proromperanno, nè avremo pace mai, e con somma contentezza dei nostri nemici presenteremo l'aspetto di moribondi litiganti sull'orlo della fossa. A me sembra essere tratto quattro secoli addietro, e mi paiono rinnuovate le gare degli Albizzi, degli Alberti, dei Ricci, e degli Scali: la prerogativa regia diventata quasi un pugnale, che i contendenti s'ingegnano strapparsi di mano per offendersi a vicenda.
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