Vedi esposizione inedita delle cose di Livorno del gennaio 1848 pubblicata fra i Documenti dell'Accusa, a pag. 60.
(67) Le carte, che mi furono perquisite allora, e poi rese stante il Decreto onorevolissimo del Principe, che troncò cotesta procedura, adesso perquisite da capo in questa nuova procedura, s'incontrano nel volume dei Documenti a pag. 47, n. 79, a pag. 49, n. 82, a pag. 50, n. 83, a pag. 67, n. 100. - Si trattava di provvedere le armi dal Municipio, e di trovare modo che le dimostrazioni cessassero, le unioni parrocchiali si organizzassero.
(68) Al Popolo, che ingannato era venuto ad arrestarmi, tali apparecchiava parole, come resulta dallo Scritto inedito pubblicato dall'Accusa a c. 65 dei Documenti:
Io l'ho detto, tra me e te, Popolo, noi non dobbiamo odiarci, nè lo possiamo. Forse Aristide odiò la patria perchè bandito ingiustamente? In certa notte, con pericolo di vita ruppe il bando, e fu la precedente alla battaglia di Salamina, per avvisare Temistocle intorno alla ragione dei venti, e all'ordine della flotta persiana. Gli antichi esempii non saranno stati letti invano. I Veneziani supplicarono Carlo Zeno imprigionato iniquamente onde salvasse la Patria dal pericolo supremo da cui era minacciata: usciva, pugnava, vinceva, e poi altero e costante tornava al carcere.
Tra me e te ogni trista memoria è ormai obliata, e con tutti fra te. Vi lasciai non liberi, vi trovo facultati a farvi liberi se volete. A questo patto chi non avrebbe voluto soffrire la prigionia? Stringiamo ora, che ne fa mestieri, più che mai i vincoli di famiglia.
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