Al signore Conte Andrea Del Medico Staffetti Delegato R. di Massa e Carrara.
Signore Delegato, Amico carissimo.
Io ho motivo fondato per credere che le minaccie, e le paure relative al paese alla fede vostra commesso, e che voi con senno pari alla energia governate, si abbiano a reputare per vane; e nonostante, quando fossero vere, il Ministero è deliberato difenderlo con ogni supremo sforzo, così persuadendo la politica, l'onore, e il dovere.
Uno Stato, perchè duri, e non sia uno scherno geografico, concedetemi la espressione, ha mestieri di confini naturali. La natura gli ha dati alla Toscana; essa ha potuto conseguirli; e adesso deve mantenerli. - La difesa esterna, alla quale ogni Stato che non si voglia ridotto nella condizione di schiavo tremante ha diritto, così ordina. L'amministrazione interna, per le ragioni che ogni uomo intende, senza pure tôrmi il pensiero di esporle, così domanda. - Il Trattato di Vienna ormai, nella divisione territoriale del nostro Paese, fu chiarito assurdo, e Dio volesse che fosse stato assurdo in questa parte soltanto!
Qualunque sieno le sorti che la Provvidenza riserba alla Italia, confido in questo, che, se avranno a decidersi co' Congressi, agli antichi errori verrà riparato col senno; se poi con le guerre dei Popoli, saranno emendati con la spada. Ad ogni modo vogliono essere corretti, se non si ama perpetuare gli argomenti della inquietudine, e saranno.
E ciò posto da parte, noi vi abbiamo aperto le braccia, voi vi ci siete precipitati dentro, e ormai questo amplesso ha da essere indissolubile.
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