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      - (Alba, 25 febbraio 1849.)
      UNIONE CON ROMA: questo è il nostro grido, perchè lo crediamo, e lo sentiamo espressione di potenti bisogni, d'incalzanti necessità. Lo abbiamo innalzato dal primo dì in cui il Popolo provvide a sè; lo abbiamo di giorno in giorno ripetuto, sperando che destasse un eco, che provocasse una risposta: lo ripetè con noi la voce gagliarda e solenne del Popolo, prima come un voto, poi come una domanda: il Governo tacque al voto, alla domanda rispose barcheggiando. Non è più il tempo delle parole a doppio senso, delle mezze misure: abbiam francamente chiesto, francamente si risponda.
      Molti serii motivi devono ora troncare gl'indugii, rompere i nodi. Quando noi abbiam per la prima volta inalberata la nostra bandiera politica, quando abbiam per la prima volta scritta sul nostro Giornale la epigrafe, che ne riassumeva le speranze e la fede, Leopoldo Austriaco non aveva ancora sciolto ogni vincolo, rotto ogni velo, smessa ogni maschera; non aveva ancora posata sulla sua spada tedesca la mano, che stendeva in atto bugiardo di pace, di unione; la minaccia non suonava ancora sulle sue labbra, che mormoravano l'antica commedia del Padre tenero e mite. Ora tutto ciò avvenne: egli ha spinti Toscani contro Toscani, ha tentato di gittare l'illuso Popolo delle campagne ad invadere, a distruggere le nostre città; ha implorate le baionette piemontesi per conculcare il Popolo suo, avendosi apparecchiata a' reali ritorni una via di delitti e di sangue: ma poichè i Toscani di contro a' Toscani rovesciarono i fucili, ed apersero, compatendo, le braccia; poichè le nostre città fermamente si opposero a' rei, disingannarono gl'illusi, convinsero i creduli; poichè all'intervento piemontese mancò il tempo e la sanzione del Popolo, e nella via dove sperava ire e discordie, trovò amore ed unione; il Principe Austriaco è fuggito, scornato e tremante, senza che un verace compianto lo accompagnasse, o che un nobile sdegno si curasse di maledirlo.


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Apologia della vita politica
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Editore Firenze
1851 pagine 1183

   





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