81. Turin 1850.
(639) "Massa di Carrara, 5 marzo 1849.
Cittadino Generale d'Apice.
Penetrato vivamente della necessità di tentare ogni sforzo onde cessi il malvagio esempio delle diserzioni dalle Truppe che sono sotto il vostro comando, ho fatte le più insistenti rimostranze presso il Generale La Marmora, e presso il Ministro degli Affari Esteri di Torino onde siano restituiti coloro che disertarono dal 23 del decorso mese fino a questo giorno, e non siano ricevuti coloro che disertassero in seguito.
Confido che ne otterremo un buon risultato, tanto più che mi riuscirà di provocare delle interpellanze in proposito nella Camera Piemontese.
G. MONTANELLI."
Generale,
Firenze, 6 marzo 1849.
Amico mio: pieno di sospetti, di cure, io mi logoro l'anima. Sento di emissarii piemontesi per fare disertare le milizie nostre.
S'è vero, - guardate. - Pubblicate un Ordine del giorno che chiunque fosse sorpreso a corrompere soldati sarà immediatamente passato sotto le armi. Vigilate la condotta di tutti, e date esempj, esempj per amore di Dio. Addio.
Affmo. - GUERRAZZI."
Sig. Generale Domenico D'Apice.
Massa di Carrara."
(640) "Pontremoli, 4 marzo. La diserzione delle truppe è grande, anzi grandissima. Vanno in Piemonte, il quale ha risposto al capitano Carchidio, che vi fu spedito dal Generale D'Apice, che si credeva in dovere di accettare e difendere questi disertori; ed infatti sono ricevuti benissimo e mandati in Alessandria. Quest'oggi sono disertati i carabinieri di Pallerone, di Aulla e di un altro picchetto che non rammento.
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