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      - (Opera, T. III, p. 523.) - Io pure comparendo davanti al Popolo fiorentino avrei adoperato la formula antica con la quale gli s'indirizzava Dante Alighieri:
      Popule mi, quid feci tibi?"
      (747) Dopo la perdita di 77 mila uomini Maometto s'impossessò di Negroponte, di cui sostenne l'assedio Paolo Erizzo. Ridotto agli estremi egli ebbe a capitolare; e fu una condizione della resa avere salva la testa. Maometto per odioso cavillo fece segare il prode guerriero pel mezzo procurando non gli fosse minimamente offesa la testa. Questa efferatezza però deve porsi tra i fatti di cui giova dubitare, dacchè molti accidenti della vita di Maometto la smentiscono, e Marino Sanuto, esattissimo fra gli storici di quei tempi, non la rammenta. - (Daru, Storia della Repubblica di Venezia. Capolago, T. III, pag. 346.)
      (748) Papadopulo e Ulacco. "La mattina dopo ritornò lo Zannetti con uno, che non mi rammento chi fosse, e pei corridori dei Pitti lo condussero a Belvedere promettendogli fargli avere un passaporto onde andasse subito all'estero." Il Cavaliere Martelli e il Generale Zannetti tornando in Palazzo persuasero i servitori Armannini e Zucconi, che furono poi ritenuti carcerati in San Giorgio, e alle Murate, e finalmente rilegati (povera gente!) uno a Pescia, l'altro a Casciana, e Ulacco anch'esso a Parrana. - Zucconi. "Nel quartiere di Palazzo Vecchio stemmo fino al 13 aprile: in quel giorno il signor Guerrazzi essendo stato trasportato con quelli della sua famiglia a Belvedere, io lo seguitai anche costì, perchè il signor Generale Zannetti e l'Architetto signor Martelli, che lo avevano accompagnato, tornati al quartiere indussero tanto me che l'altro servitore Luigi Armannini ad andare noi pure in quel Forte a continuare il nostro servizio presso al signor Guerrazzi, lusingandoci che dopo due o tre giorni quando in ispecie fosse stato un poco quietato il Popolo, che faceva chiasso, e minacciava di morte il signor Guerrazzi, saremmo usciti.


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Apologia della vita politica
di Francesco Domenico Guerrazzi
Le Monnier Editore Firenze
1851 pagine 1183

   





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