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      Sventolerà un'altra volta la nostra bandiera su le torri nemiche, terribile ai figliuoli dei Cimbri; scoperchierà lo spettro di Mario l'antica sepoltura; un'altra volta trascineremo per la polvere al Campidoglio le corone dei tiranni dei popoli... Ma saremo allora felici? Che importa? Tornino, oh tornino desiderati quei giorni all'orgoglio italiano! Amaro è il piacere di opprimere, ma è pure un piacere; e la vendetta delle atroci offese rallegra ancora lo spirito di Dio...
      Qui sorge una voce amica e mormora queste parole: "La scienza del dolore non ha mestiere d'insegnamento, perchè nacque congiunta col cuore dell'uomo."
      Ed io rispondo: "Bada, la prosperità è proterva, la mestizia pensierosa, e nel pensiero sta il principio delle imprese: a Cesare davano ombra i foschi nel sembiante. nelle chiome scomposti e scinti; i lieti poi e gli azzimati non curava; umana arena questi a cementare i fondamenti di tirannide."
      Altre voci, e non amiche, ora parmi che si levino e dicano: "Noi non intendiamo donde muovi nè dove vai."
      Ed io rispondo: "Peggio per voi; le vostre sono anime invano."
      Se tu dunque che leggevi fin qui ti senti il cuore e lo inteletto sicuri, se le lagrime non ti tolgono la vista delle miserie umane, vieni, mi segui nel dolente pellegrinaggio del pensiero: ti narrerò storie feroci, ti dirò cose che ti suoneranno terribili quanto le strida di un dannato, e pregherò Dio che non valgano a persuaderti. A te poi comando di non compiangermi e, se ti piace ancora, di non maledirmi; gemi soltanto sopra la dura necessità che produceva i casi i quali verrò raccontando: non gli ho inventati già io.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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