Non componevano tutte la diletta sua patria? Errava così alla ventura, perchè dovunque si volgesse incontrava argomenti di pietà, di piacere e di travaglio.
Se i luoghi percorsi un qualche bel fatto cittadino o una strage fraterna gli rammentassero, avresti potuto conoscere dal passo, che ora procedeva più lento ed ora si accelerava come se premesse lastre di fuoco. Adesso notava le masse portentose dei palazzi baronali, fatte più smisurate dalle tenebre, e gemeva su gli odii che gli ostelli destinati al quieto vivere civile tramutarono in fortezze; e più lungamente ancora si tratteneva a considerare le umili case dei popolani appoggiate a coteste superbe dimore per averne sostegno, nel modo stesso che nel mondo i deboli si raccomandano ai potenti per conseguirne tutela; e nel modo stesso che nel mondo i deboli, dal continuo curvarsi, acquistano soltanto avvilimento e abbandono, cotesti abituri per la prossimità delle soverchianti magioni venivano a perdere la luce e il vivido circolare dell'aria. Procedendo oltre, penetrava con gli sguardi dentro le officine degli artefici; e tentennando il capo, contemplava quei volti plebei che la necessità colorisce e corruga, e quelle mani che muove il bisogno di un pane e la passione di un eroe; quelle mani che mosse dalla piena del cuore guadagnano una corona al capo o una catena ai piedi.
Però la virtù non si era anche fatta inusitata sotto i tetti signorili, nè la misura dell'anima procedeva alla rovescia con la larghezza dei luoghi che la ricettano: pure ella fin d'allora le modeste più che le sublimi case si compiaceva visitare.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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