Anche coteste terre traversano ampie riviere, ma invano cercai gli argini fioriti del patrio fiume, nè vidi percuoterne le sponde i piè leggieri di donne o di donzelle innamorate, nè riflesse in quell'onde le infinite ville di cui va lieta la prossima campagna: la Senna mi apparve a guisa di un fiume di piombo che senza fremito di acque, senza riflesso d'immagini, unito, opaco, si accostasse pesantemente al mare. Per gli uomini poi, nè il cielo nè la terra amano i miseri e l'odio degli avventurosi ti prostra del pari che il beneficio. Astero di Anfipoli tolse un occhio, lo sai, a Filippo di Macedonia con una freccia d'argento. Il potente dona per ozio, per fastidio, per tracotanza; dona ancora per debolezza o per ira, di rado per la benignità di natura o per amore del prossimo; e quando egli si avvisa di cacciare fuori un lamento sopra la ingratitudine umana, il mondo gli crede, perchè non sa o non vuole comprendere come sovente la mano che finge stendersi al beneficio meriterebbe di essere tagliata. Al misero poi che sotto la sferza dell'elemosina trae doloroso un rammarico maledicono tutti, perchè non pensano che con un fiorino può maggior ferita apportarsi che con un pugnale. Da ogni parte odi muovere lagnanze di uomini ingrati: potresti tu annoverarmi coloro i quali sanno beneficare? L'anima del cane non bada al volto di cui gli getta l'osso, ma l'anima dell'uomo rimane profondamente contristata dal modo del beneficio. Ora tu intendi come il disprezzo mi gravasse, nè meno la pietà altrui mi riuscisse importuna.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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Senna Anfipoli Filippo Macedonia
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