Nicolò Capponi non ebbe la mano forte da cacciarla nei capelli di un popolo assopito e squassarlo ferocemente affinchè si svegliasse; i Medici non aborriva; un governo di ottimati desiderava; però i Palleschi non ispengendo, lasciavali vivere a macchinare danni alla patria: offendere gli uomini per volontà o per necessità è trista cosa, pessima poi offenderli e lasciarli in condizione da vendicarsi; avesse almeno tolta loro la roba! Chè con minore efficacia si sarebbero allora travagliati contro la repubblica, ed egli provveduto di pecunia, la quale come avvantaggiava le cose nostre, così quelle degli avversarii riduceva a mal termine. Onde in processo di tempo convenne aggravarsi sui cittadini amorevoli della repubblica, balzello aggiungere a balzello, vuotare in somma le borse di pochi privati senza potere a gran pezza rispondere alle pubbliche spese. Correva pertanto a Nicolò Capponi strettissimo l'obbligo di togliere la vita ai nemici dello stato;
se non voleva la vita, le sostanze; se non le sostanze e la vita, almeno la reputazione: nulla fece di questo, che anzi i Palleschi si onorano e tengono in pregio per modo che con esempio pessimo sembra, a volere ottenere favore dalla repubblica, bisogni dichiararsi amorevole al principato(14). La Signoria, procedendo nei primi decreti cieca e codarda, ai popoli concesse armarsi: il gonfaloniere non solo concederlo, sibbene doveva con severissime pene ordinarlo e a tutti dai quindici ai sessant'anni; la patria dichiarare in pericolo, egli primo donando ogni suo avere, promuovere i sacrificii privati, nella salute della repubblica riporre la speranza estrema dei cittadini; siccome narra la storia di Alessandro Magno, il quale, le munizioni ardendo e i bagagli, costrinse i suoi soldati alla necessità del vincere o del morire.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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