Te misero! che, a tanta distanza di tempo e mentre dovrebbero dormire spenti gli sdegni, la carità patria contende non solo di sciogliere un sospiro sul tuo fato infelice, ma anzi comanda di calpestare il suo teschio ed imprecarvi sopra queste parole: "Bene si ebbe innanzi tempo la sua stanza il serpente in questo vôto cranio; bene fecero i vermi della terra pasto delle tue membra giovanili; bene ti sta la morte immatura; se tu più avessi vissuto, avresti ordito maggiore trama di colpe; ti fu l'obbrobrio lenzuolo sepolcrale, ti pose lo avvilimento la lapide, il maledire dei popoli v'incise sopra la iscrizione, e la giustizia divina ve la mantiene immortale, onde facciano senno i maligni che non abborrono vendere il proprio sangue contro la libertà delle genti."
Intanto dalle radici estreme del monte si dilatò sul piano una moltitudine meravigliosa di fanti e cavalieri levando dense nuvole di polvere, - e tra mezzo coteste nuvole sventolano bandiere con l'aquila, bandiere con le chiavi di s. Pietro; gli elmi, le corazze, le partigiane e gli altri arnesi guerreschi mandavano lampi; - l'aere d'intorno intronava un suono discorde e terribile di trombe, di pifferi e di tamburi, commovendo i petti, secondo la natura degli uomini, a rabbia o a terrore; procedevano senza osservare le ordinanze, come se poco curassero il nemico, o fossero sicuri di avere a patti il paese; - s'inoltrano spensierati; - privi di qualunque riparo si accostano alle batterie fiorentine.
Dio certamente gli accieca.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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