Dove scorgessi in te parte alcuna di uomo, spécchiati, comanderei, in cotesto giovanotto e vergognati. O casa Albizzi, funesta sempre a Fiorenza, sia che nascano da lei genti feroci, come Pietro, Maso e Rinaldo, o codarde, come sei tu...(47). Or via, scendi da cavallo...
Voi mi volete uccidere...
Tolgo io forse le sue giustizie al carnefice?
Ma perchè devo scendere?
Perchè quando i Dieci ti deputarono alla salute della patria furono o stolti o ebbri o ribaldi; perchè, durante il tempo che nome conservi e comando di magistrato della Repubblica, ogni turpitudine tua ridonda in onta di lei; e perchè finalmente devi riparare al mal fatto, lasciandoti poi, quando sarai tornato Antonfrancesco Albizzi, facoltà ampia di vivere e di morire infame a tuo senno.
I vostri modi, capitano Francesco Ferruccio, passano il segno...
Taci, obbedisci, o ti taglio la gola.
E l'atto col quale accompagnò le parole indusse l'Albizzi a scendere senza farglielo ripetere due volte. Ferruccio si lanciò giù dal suo cavallo ed accennò al Commissario che salisse su quello; dipoi, assicuratosi per questa guisa che Antonfrancesco gli avrebbe tenuto dietro, balzò in groppa al palafreno donde era sceso costui e, tormentandolo nella bocca e nei fianchi, lo costringe ai più strani contorcimenti che mai abbia fatti cavallo nel mondo; - poco dopo lo abbriva di tutta carriera contro le compagnie disperse, le quali come prima ebbe incontrato, cominciò ad esclamare in questa maniera:
Che vi caccia, soldati? Procedete in sembianza di fuggitivi, e nessuno v'incalza.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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