Dura condizione dei potenti, che, buoni sieno o tristi i loro affetti, tornino del pari perversi ai propri simili! Stravolto adesso da cotesto amore, che cosa gl'importa il giusto e l'onesto? Ad ogni costo egli vuole deporre una corona su quel capo di moro. Se lo poteva, avrebbe lui convertito la tiara di pontefice in diadema da re; non riuscendogli, si volse altrove a lacerare il manto d'Italia per girargliene un brano sopra la spalle; gli si offerse la patria libera, bella e innocente, o se pure delitto alcuno era in lei, colpevole di avergli dato la vita. - Non importa: quand'anche del metallo della croce che soprasta la cupola del duomo di Firenze, quando anche dei merli del Palazzo Vecchio, - quando delle ossa de' suoi concittadini dovesse formargli la corona, basta ch'ei sia coronato! Fra brevi anni di lui rimarrà un pugno di polvere; - i presenti lo malediranno e i futuri; - che importa? Lo esecrino, purchè lo temano; diventi polvere, perchè coronata.
Gloria in excelsis Deo, et in terra pax!
riprese Carlo V, come continuando un discorso interrotto, e si alzò accostandosi al fuoco. "La pace è fatta. Vi pare egli che quanto promisi all'arcivescovo di Capua in Barcellona vi confermi adesso, Beatissimo Padre? Sebbene nella impresa di vostra casa occorrano i gigli di Francia(67), i Medici domineranno Fiorenza."
Ma fin qui io non veggo....
, interruppe il pontefice, e poi si rimase esitante a librare se il concetto che stava per esprimere potesse riuscire di troppo sgradito all'imperatore; - pure essendogli forza aprire manifestamente l'animo suo, con voce un poco più dimessa soggiunse: "Ma fin qui io non veggo che promesse di promesse, mentre per me si devono di presente adempiere le condizioni del trattato.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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