Intanto il sergente Montauto, senza punto badare alle parole di Bindo, calatasi giù dalle spalle una partigiana, la spinse contra il fianco destro del giovane; e già stava per ferirlo, e lo avrebbe ucciso di certo, se il compagno, lo soccorrendo in buon punto, non avesse con un colpo di daga tagliato meglio che un palmo dell'asta della partigiana; e subito dopo con quanta aveva di voce nella gola gridava:
Che modi sono eglino questi, messere sergente? Dove avete appreso la milizia? Da quando in qua si è inteso dire che venti uomini armati di partigiane non adontino assalire due uomini armati soltanto di daga?
E Bindo inferocito nel medesimo tempo anche più forte gridava:
Marrani! poltroni! venite oltre, che Dio vi mandi il mal giorno e il mal anno; - vi mostrerò ben io che le vostre partigiane sono di paglia.
O Bindo, per la testa di san Giovanni Battista! manda cotesta lingua al beccaio, se ami riportare le tue ossa a casa...
Berrovieri del papa! Scherani usciti da bastonare i pesci...
Deh! Bindo, ci ammazzeranno qui come cani, nè tu potrai difendere la diletta tua patria...
E Bindo, fatto senno, alle ultime parole si tacque...
Il cancelliere, salito di nuovo sul banco dei doganieri, non cessava un istante dal replicare:
Ammazza, ammazza!
Il sergente Montauto, un poco atterrito dal colpo del vecchio, un poco trattenuto per la vergogna, non ardiva di stringere da più vicino i cavallari.
In questo, il popolo si spingeva, si urtava, si affollava, a mano a mano spazio maggiore di terreno occupava, come il serpente tocco dal calore del sole distende le terribili spire e striscia maestoso pei campi; - curioso, anelante domandava chi fossero - a che venissero - perchè gli molestassero.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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