- Ora ei se ne stava intronato dalla ebbrezza non bene svanita, nè aveva potuto comprendere ancora la cagione di quel rovinio, quando il doganiere lo scosse dicendogli:
A voi, messere!
Oh che c'è egli?
La valigia!
Basta che mi lasciate la vita, - per la valigia... o ne faremo un'altra, o ne faremo a meno...
Il doganiere apre, fruga, e:
Ch'è questo? - Un rocchetto!... due... dieci! - Al frodo! al frodo! Il messere ha la valigia piena di rocchetti di oro filato e tirato...
Davvero!
sclama il Rucellai fregandosi gli occhi: "o chi diacine ce gli abbia messi!"
Luigi Soderini ambasciatore percosse la spalla a messere Andreuolo Niccolini altro ambasciatore, e gli disse:
Questo è il caso della coppa nel sacco di Beniamino.
E messere Andreuolo a lui di rimando:
Certo sì, non però con la intenzione di Giuseppe.
Ma il popolo ingannato, senza por mente che lieve sarebbe stata la gabella frodata, e che non potevano supporsi capaci personaggi di ogni bene della fortuna largamente forniti di siffatta bassezza, proruppe:
Oh! vedi, ve' i dabbeni ambasciatori; - e' vennero a frodare la gabella al papa! Alla riviera i contrabbandieri! alla riviera!
E qui seguivano schiamazzi, scherni e voci disoneste.
Il capo, che sembrava, dell'ambasceria fu visto impallidire: subito gli si accesero le guance, impose con la destra silenzio al popolo, con la manca si tolse in atto sdegnoso il cappuccio. - E quel suo volto comparve venerabile alle turbe: - invero malinconico, pieno di dignità, - forse anche di grandezza. Dove poi si considerasse sottilmente, piuttosto che manifestazione presente, accennava una memoria di grandezza; tipo generoso in origine, tralignato quindi per tempo o per avvicendare di generazioni; - pareva un getto ricavato da forme sublimi, ma per uso consunto.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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