Adesso il cielo la ridonò alla tua casa, Carlo di Gand, - ma per quanto? - Poichè nel libro del destino non è concesso penetrare come nel libro della speranza, io abbandono il presente e il futuro, e ritorno nel tempo passato.
Già ve l'ho detto: un giorno si apparecchia negli anni che Carlo vorrà liberarsi il capo da cotesto dolore di corona; - ora l'anelito dell'amante che per la prima volta aspetta la faccia desiata della sua donna è troppo poca passione per paragonarla a quella che agita Carlo.
Contemplatelo nella sala del suo palazzo: corre più che non cammina da un lato all'altro, facendo sibilare per l'aria violentemente commossa la veste grave di oro tessuto e di gemme; talvolta si ferma davanti uno specchio di argento, e la mano ponendo sopra le chiome sospira: "Oh! quanto mi tarda averle coronate... Ferdinando mi aspetta; Lutero e Maometto minacciano la mia stella..." E all'improvviso volgendosi verso un cavaliere il quale presso al balcone con un telescopio alla mano pareva speculasse il firmamento, gridava: "Or dunque, Cornelio, il tempo buono viene o non viene?"
Divo Cesare, non è venuto.
E Carlo riprendeva a passeggiare agitato e mormorava: "Che questo sia il giorno più fausto della mia vita non può revocarsi in dubbio: in questo nacqui... in questo vinsi a Pavia... in questo prenderò la corona reale e imperiale(77). Apostolo san Matteo, tra tutti i santi del paradiso un buon consiglio concepisti davvero quando prendesti a proteggere l'augusta mia vita... Tosto ch'io abbia danari, ti farò cesellare un altare e sei candelabri d'oro.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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