Finalmente succede il potentissimo Carlo, duca di Savoia, anch'egli vestito della porpora ducale e incoronato di una corona che fu pregiata meglio di cento mila ducati; a lui spettava portare con ambe le mani le due corone reale e imperiale. - Ecco Carlo: - la gioia soverchia lo tinge co' colori medesimi della paura; ha il volto pallido, le labbra pavonazze, gli occhi spenti: e' sembrava un condannato tratto a guastarsi. I cardinali diaconi, avvolti di ampio piviale, col capo coperto di mitria, gli stanno a' fianchi; il conte Enrico di Nassau gli sorregge dietro la coda del reale paludamento. Secondo l'ordine e prerogative loro seguono gli oratori di Francia, Inghilterra, Scozia, Portogallo, Ungheria, Boemia, Polonia, del duca di Ferrara, Veneziani, Genovesi, Sanesi, Lucchesi, Fiorentini, e di altri non pochi. In ultimo luogo i consiglieri e i secretarii del consiglio di Cesare, separati dalle altre turbe sorvegnenti da una mano di cavalieri armati di corazze d'oro, e di mazze d'arme dal manico d'argento.
Giunto Carlo nella sacra cappella, il cardinale di Tortosa, commesso a tale ufficio mediante un breve del sommo pontefice, il quale fu letto dal vescovo di Malta, cominciò a salmeggiare le preci opportune alla solennità: concluse le orazioni, gl'illustri conti di Nassau e di Lanoia, custodi del corpo di Cesare, presero a spogliarlo nel petto e per le spalle di ogni sua veste, sicchè gli nudarono tutto il braccio destro e gran parte del seno. Allora il cardinale di Tortosa, non senza aggiugnere altre efficacissime preghiere, gli unse le coste e tutto il braccio coll'olio sacrosanto dei catecumeni.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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