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      Genuflesso sopra aureo pulvinare, colà rimase finchè non ebbero cantate le litanie dei Santi; allora due nuovi cardinali, cioè Campeggio, primo dei preti, e Cibo, primo dei diaconi, lo condussero in un'altra cappella consacrata a San Maurizio.
      Qui dal cardinale Alessandro Farnese, primo dei cardinali vescovi e decano del sacro collegio, furono rinnovate le unzioni per le coste, per le spalle e pel braccio destro coll'olio del crisma, e il vescovo di Caria lo asciugò. La quale cerimonia essendo condotta a fine, i cardinali Salviati e Ridolfi lo tolsero di nuovo e lo menarono a fare riverenza al pontefice. Questi allora scendendo dalla cattedra sublime, si accostò agli altari e diede cominciamento alla messa solenne: poichè egli ebbe ad alta voce intuonato per Cesare l'introito, Carlo si fece presso agli altari, dove abbracciò e baciò Clemente su la guancia e sul petto. Gli tennero dietro i principi commessi all'ufficio di portare le insegne dell'impero, e con varie cerimonie le depositarono sopra la santa mensa. Ciò eseguito, Cesare e i principi tornano ai seggi loro apparecchiati nel coro; imperciocchè il trono imperiale, in cui doveva egli sedersi dopo la incoronazione, sorgeva a destra della cattedra pontificia in cornu epistolæ dell'altare maggiore. Avanzata che fu la messa fino alla lettura della epistola canonica, la quale Giovanni Alberini suddiacono apostolico cantò in latino, e Braccio Martelli camerario di Sua Santità in greco, i cardinali Ridolfi e Salviati addussero per la terza volta Carlo al cospetto del papa.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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