Aveva in somma l'espressione del poeta che invoca dalla sua musa un concetto che varrà poi a scuotere le anime di maraviglia o di terrore o, se vuoi meglio, l'espressione del guerriero che dall'alto della montagna dardeggia lo sguardo sulla pianura per afferrare il momento della vittoria. I suoi occhi stavano fissi nei troni imperiale e pontificio, - e il raggio sfolgorato dagli ori e dalle gemme si riverberava per modo nelle sue pupille profonde che un fuoco interno, ardente in mezzo al cervello, pareva che le accendesse.
All'improvviso una voce gli percuote le orecchie:
Ardisci! - Muovi un passo ed occupa quei seggi vuoti.
A lui parve il suo genio avergli bisbigliato coteste parole; - e come se fosse stato il concetto di cui andava in traccia, senza mutare attitudine, si rimase a considerare se ciò potesse riuscirli e il come e il quando. Poichè si fu trattenuto alquanto in cosiffatta disamina, la voce stessa più forte mormorò:
Ardisci! - Occupa i seggi vuoti: - un passo e basta.
Si scosse all'avvertimento, - si guardò attorno lento e feroce a guisa di leone, non vide nessuno; - uno sgomento ineffabile lo travagliava quando, volgendo la testa dalla parte opposta della colonna, vide di contro a sè nella medesima posa atteggiato un uomo da lui singolarmente riverito e avuto in pregio.
Siete voi, messere Alamanni?
Messere Doria, son io...
Ditemi, Luigi, come vanno le cose della patria?
Il mal la preme e la spaventa il peggio...
Ostinati che siete! ma e perchè non accordaste con Cesare quando ve lo consigliai a Barcellona?
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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Alamanni Doria Luigi Cesare Barcellona
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