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      E questa pena m'è data per lo peccato disonesto della carne, del quale fui nella vita mia viziato, e continuailo infino alla morte sanza pentimento o proponimento di rimanermene. Onde, conciossiacosachè io perseverassi nel peccato sanza termine e sanza fine, e avrei voluto più vivere per più potere peccare, degnamente la divina giustizia m'ha dannato, e tormentando mi punisce sanza termine e sanza fine. E o me lasso! che ora intendo quello che occupato nel piacere del peccato e inteso a' sottili sofismi della loica non intesi mentrechè vivetti nella carne: per che ragione si dea dalla divina giustizia la pena dello inferno sanza fine all'uomo per lo peccato mortale. E acciocchè la mia venuta a te sia con alcuno utile e ammaestramento di te, rendendoti cambio di molti ammaestramenti che desti a me, porgimi la mano tua, bel maestro. - La quale il maestro porgendo, lo scolaro scosse il dito della sua mano che ardea in su la palma del maestro, dove cadde una piccola goccia di sudore e forò la mano dall'uno lato all'altro con molto duolo e pena, come fosse stata una saetta focosa e aguta. - Ora hai il saggio delle pene dello inferno, disse lo scolaro; e urlando con dolorosi guai sparì. Il maestro rimase con grande afflizione e tormento per la mano forata et arsa; nè mai si trovò medicina che quella piaga curasse, ma infino alla morte rimase così forata: donde molti presono utile ammaestramento di correzione. E il maestro, compunto tra per la paurosa visione e per lo duolo, temendo di non andare a quelle orribili pene delle quali aveva il saggio, diliberò d'abbandonare la scuola e il mondo.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163