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Digli che rimarrà a Fiorenza con la sua gente finchè non abbia adempito ai trattati. Accostati! guarda quest'uomo in faccia.
L'ho guardato.
Bada non dimenticarne il sembiante.
State sicuro; - non potrei dimenticarlo volendo: ha qualche cosa in volto che mi rammenta il mio signore Malatesta.
La fronte di Giovanni Bandini diventò livida; le sue labbra tremarono.
Questi verrà in campo, nostro commissario segreto; - il tuo signore e tu stesso manterrete le pratiche con lui: - secondo che l'occasione vi si offra, corrisponderete insieme intorno alle cose a sapersi necessarie. - Or va'... va' con Dio.
Messer lo Pontefice, statemi sano
, riprende Cencio e fa atto di stringergli la destra. Clemente la tira a sè con disdegno; e l'altro, senza pure accorgersene, continua: "A rivederci, e non in Pellicceria, come disse la volpe al suo cugino lupo: a rivederci per darci tempone e bere un gotto alla memoria della libertà di Fiorenza."
Il Pontefice tendendo il braccio comanda:
Giovanni, date commiato a questo capitano.
Mi paiono mille anni di farmi frate; - la barbuta comincia a pesarmi sulle tempie: oh la bella vita ch'è la vita da abbate...!
Soldato!
esclama Clemente richiamando indietro Cencio, "vorresti mutare l'anello che noi ti donammo con mille ducati d'oro del sole? - tu ci miglioresti di un terzo."
Che è, che fa a me il terzo? Forse io conservo per intendimento mondano l'anello che toccò il dito della Vostra Beatitudine? Io me lo tengo caro, perchè mi preservi dalle tentazioni del demonio e dal peccare più oltre; - i miei peccati mortali, vedete, sono più di sette.
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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano 1869
pagine 1163 |
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