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      Occhi miei tristi, che tante volte e tante vedeste dalle bande onoratissime del signor Giovannino i Tedeschi assaliti e dispersi, perchè mai vi ostinate a rimanere aperti per contemplare una fuga infame senza pure essere affrontati?... O morte! o morte!
      E il prode uomo si batteva con le mani la fronte.
      Confortatevi, Lupo: col capitano Ferruccio non fuggiremo più...
      Sentite, Vico, riponetevi bene nella mente le parole del veterano: - i peccati di viltà non hanno remissione; - la viltà sparsa una volta porta il suo frutto, - frutto di esempio pessimo e di danno alla patria, irrevocabile. - Io ho pianto due volte in questa vita: - la prima fu, quando una notte del mese di gennaio io mi scaldava al camino da una parte, e la mia povera madre filava dall'altra: mi aveva narrato le mille cose fatte e dette da mio padre e da mio nonno (che Dio gli abbia in pace), e le giostre avvenute ai suoi tempi e la congiura dei Pazzi, chè ella si trovò in chiesa alla strage e nel trambusto vi perdè il cappuccio di vaio e la collana d'argento. - La povera donna nel bel mezzo del discorso si arresta... e subito dopo, con voce mutata, mi dice: Lupo, accóstati, ch'io ti benedica... ti lascio solo... O gran Madre del Signore, ricevi l'anima mia! - Levai la faccia e vidi la povera madre con la destra in atto di benedire, - gli occhi aperti, e la bocca aperta anch'essa, ma storta da un lato. - Iddio l'aveva chiamata alla pace degli angioli. - Lupo è rimasto solo davvero sopra la terra. L'altra volta ch'io piansi fu.


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L'Assedio di Firenze
di Francesco Domenico Guerrazzi
Libreria Dante Alighieri Milano
1869 pagine 1163

   





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